Il perché di una mostra: il sentiero dell’arte
Si potrebbero addurre tante ragioni al perché di un’esposizione d’arte; ma è possibile tracciare una giustizia del momento espositivo, vale a dire un giusto modo di intendere, pensare, progettare e, più di ogni altra cosa, vivere il momento espositivo?
Il momento e il luogo espositivo determinano il quando e il dove l’opera è, il quando e il dove l’opera inizia a esistere in quanto opera, in quanto in opera. Dapprima in-erte – corpo morto celato tra le ombre dello studio d’artista, o nelle aule delle scuole d’arte -, è solo nello sguardo di colui che guarda durante il momento espositivo, è solo negli incroci di sguardi tra soggetto vedente e opera – non solo ti guardo, ma tu, opera, mi riguardi, attraverso te, posso guardarmi -, che questa cosa tra le cose, oggetto tra gli oggetti – in sé senza alcun valore -, acquista valore e vita in quanto incarnazione di ciò che ho dimenticato di essere, via verso ciò che si è irrimediabilmente perso e che pazientemente ci attende, sentiero che ci riconnette ad un giusto agire in conformità alla propria indole e vocazione.
E allora, il momento e il luogo espositivo è, essenzialmente, il momento e il luogo del rito, nel quale qualcuno avvalora – questo è il gesto rituale: un gesto che dà valore – la presenza del corpo dell’opera in quanto, appunto, parola, segno, traccia (sentiero), orma, immagine verso ciò di cui non ci può essere alcuna memoria definitiva, dell’immemorabile, l’origine dell’uomo, l’origine del tempo.
Se questo può essere il momento dell’esposizione dell’opera, allora, forse, esporre la propria opera significa esporla ad un rischio, in quanto, nonostante l’opera veda la luce per essere allestita all’interno di uno spazio espositivo, rischia, senza il gesto rituale, senza che qualcuno abbia riconosciuto, nel segno morto che l’opera è (così come qualsiasi altra forma di sapere e scrittura), l’importanza, l’interesse e il valore della propria stessa vita, di rimanere una qualunque cosa tra le infinite cose qualunque del mondo, un oggetto su cui al massimo si esprimerà un mero e incolto giudizio di gusto: «Carino questo paesaggio, con tanti fiori arancioni, starebbe bene vicino al divano azzurro!», ma destinata a cadere nel nulla.
Esporsi al soleggiato rischio del nulla, ecco il perché di una mostra.